Casentino: “TORRENTI COME AULE A CIELO APERTO” Gorgone e Teggina

  A PRATOVECCHIO STIA

TORRENTI COME AULE A CIELO APERTO

Con il professor Federico Preti, tanti tecnici e specialisti a lezione sul Gorgone e sul Teggina, torrenti “modellati” dal Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno con interventi di ingegneria naturalistica, realizzati in collaborazione con il Dipartimento di Scienze e tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali dell’Università di Firenze

Ancora una volta sono tornati a “fare scuola” gli interventi di ingegneria naturalistica realizzati dal Consorzio di Bonifica 2 Valdarno sui torrenti Gorgone e Teggina, in collaborazione con il professor Federico Preti del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari Ambientali e Forestali dell’Università degli Studi di Firenze.

I corpi idrici casentinesi si sono trasformati in autentiche aule a cielo aperto per i 62 partecipanti al corso  “Sistemazioni idraulico forestali e ingegneria naturalistica con tecniche innovative e sostenibili”, organizzato da Officine Capodarno, Dream Formazione e Consulenza, ANCI Toscana, a cui partecipano tecnici del Parco Nazionale Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna; delle Unioni dei Comuni; dei Consorzi di Bonifica; dei  Carabinieri Forestali del Reparto Biodiversità di Pratovecchio e del Comune di Pratovecchio Stia.

L’escursione in Casentino, guidata dal professor Preti,   è servita ad illustrare i lavori realizzati dal Consorzio in alveo e su versante con l’impiego di tecniche di ingegneria naturalistica anche innovative.

“L’ingegneria naturalistica ha un’importante funzione di tutela e ripristino del paesaggio. Per questo la formazione di nuovi tecnici risulta fondamentale per il nostro territorio”, ha commentato su Facebook  il sindaco di Pratovecchio Stia Niccolò Caleri.

“Inaugurato nel maggio 2019, l’intervento sul Gorgone, con il supporto del professor Preti e con l’impiego dell’innovativa tecnica a step and pools, rimane un’esperienza importante che ha contribuito a mitigare il rischio idraulico, riutilizzando il materiale naturale ricavato sul posto, e a migliorare la biodiversità del corso d’acqua”, commenta la Presidente del Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno Serena Stefani.

 

Comunicato Stampa 06 09 Torrenti come aule a cielo aperto

 

Contratto di Fiume Casentino H2O: LA PASSEGGIATA PROGETTANTE PER UNA GESTIONE PARTECIPATA DEL FIUME 3 maggio 2021

Nella cornice del Contratto di Fiume Casentino H2O, percorso partecipativo per la gestione condivisa del primo tratto dell’Arno, Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno, Parco delle Foreste Casentinesi, Università di Firenze “in campo” per trovare insieme le soluzioni più adatte per la manutenzione, l’uso e la conservazione ecologica dei corsi d’acqua. Dopo il confronto teorico nei tavoli tematici, si è svolto il laboratorio en plein air sugli affluenti dell’Arno per cominciare a definire le buone pratiche per la gestione del reticolo. Un’occasione unica anche per studenti universitari catapultati dalla DAD alla didattica attiva.

Il Contratto di fiume Casentino H2O getta il primo importante “ponte” tra due esigenze apparentemente contrastanti.

Quella del Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno che ha l’obiettivo di mitigare il rischio idraulico su un territorio complesso e delicato.

Quella del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna,  la cui missione è conservare e migliorare, come in un laboratorio a cielo aperto,  il ricco habitat fluviale presente all’interno della “perla verde” della vallata.

Due mondi che, attraverso il percorso partecipativo  in cui sono coinvolti anche comuni, provincia di Arezzo e autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Settentrionale, si stanno avvicinando.

Strumento efficace per favorire il dialogo la  “prima passeggiata progettante” che ha portato lo staff del Consorzio di Bonifica e l’equipe tecnica del Parco a confrontarsi direttamente sul campo, partendo da situazioni reali e concrete.

Con loro il professor Federico Preti, Presidente di AIPIN (Associazione Nazionale Per l’Ingegneria Naturalistica) e  docente di Sistemazioni idraulico-forestali   Facoltà di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali, che ha utilizzato l’iniziativa per una esperienza di didattica attiva.

Oggetto del confronto la manutenzione dei corsi d’acqua e la gestione della vegetazione, ma anche la necessità di ragionare insieme dell’economia green che ruota attorno ai fiumi, di affrontare il tema degli attraversamenti artificiali, di riflettere sulla biodiversità e sugli ecosistemi presenti nei torrenti e nei fiumi che scorrono dentro il perimetro del Parco nazionale.

“La passeggiata progettante ha consentito un confronto diretto tra il Consorzio di Bonifica e il Parco delle Foreste Casentinesi, partendo da situazioni concrete”, spiega la Presidente del Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno Serena Stefani -. E aggiunge: “Abbiamo verificato l’opportunità e l’importanza di avviare una fondamentale sinergia per sviluppare interventi sempre più precisi e puntuali volti a coniugare sempre meglio sicurezza idraulica e tutela ambientale. Il fine ultimo è di condividere buone pratiche per una gestione del reticolo rispettosa di un habitat unico e delle attività umane che su di esso insistono”.

“La necessità del Parco è di far comprendere a tutti gli interlocutori che gestiscono il territorio qual è il ruolo dell’ecosistema che è chiamato a proteggere”, spiega il dottor Andrea Gennai, Responsabile del Servizio Pianificazione e Gestione delle Risorse del Parco delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. “Quali sono i diversi interessi che insistono su quest’area, che non sono solo quelli della conservazione della biodiversità, ma anche dell’economia verde legata al reticolo dei fiumi che scorrono dentro e fuori Parco. Ci sono giovani laureati che hanno inventato attività di allevamento dei pesci; gente che vive del lavoro turistico sviluppatosi intorno a questo reticolo bellissimo; enti, a cominciare dal Consorzio, con cui condividere questi valori per trovare la  necessaria sintesi nelle decisioni da assumere dal punto di vista gestionale per ottenere il miglior risultato possibile. Il parco è la parte più protetta del territorio regionale ma anche al suo interno ci sono zone più o meno antropizzate. Bisogna trovare le indicazioni gestionali più adatte alle varie realtà, tenendo conto delle  esigenze di tutti, esigenze che possono  anche variare nel tempo. Di qui l’importanza di fare tutti insieme uno sforzo professionale e culturale che può essere poi calato anche su altre zone”.

La passeggiata progettante è una delle tappe del percorso partecipativo che porterà alla sottoscrizione del Contratto di Fiume Casentino H2O sul primo tratto dell’Arno, a partire dalla sorgente: il primo anche dei contratti di fiume destinati a nascere nella cornice del Patto per l’Arno, il maxi contratto di fiume, promosso dall’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appenino Settentrionale in collaborazione con i Consorzi di bonifica interessati, ANBI e ANCI Toscana.

Coinvolti nel percorso  anche gli studenti universitari, proiettati dalla DAD al laboratorio a cielo aperto: “Una sperimentazione importante – ha commentato il professor Federico Preti di UniFI –  per consentire loro  di conoscere alcuni punti del territorio strategici per la corretta gestione e la riqualificazione dei corsi d’acqua”.

Scarica l’articolo in pdf: Download 05 04 Passeggiata progettante

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EFIB NEWSLETTER APRIL 2021 Special Earth day

This year, despite the situation that we continue to share, we are in luck. The European Federation of Soil and water Bioengineering celebrates 25 years :We want to celebrate this very important anniversary, reinforcing and reissuing our commitment to the planet and its
current challenges, in a special way with the necessary restoration and recovery of our ecosystems through this discipline so exciting, Soil and Water Bioengineering. Authentic NATURE-BASED SOLUTION, in which plants become our living material for construction and regeneration.
We are preparing various activities for our anniversary: .we are active collaborators in in several international events such as SBEE (Bern), Lasosu (China) SERE (Alicante) AND AEP-EFLA (Granada), We plan to organize webinars and meetings in each country and we hope to be able to meet again in one excursion to visit works in Spain and France at october. Enjoy our News.


Congratulations Earth -Congratulations EFIB
P. Sangalli President

Download EFIB NEWS April 2021

Restoration ecology attraverso le Nature-based solution (NbS) e l’Ingegneria Naturalistica – Quarto Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale

Quarto Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale in Italia (2021)

Restoration ecology attraverso le Nature-based solution (NbS) e l’Ingegneria Naturalistica

Obiettivi della rinaturazione sono il ripristino di caratteristiche ambientali (riqualificazione di un bosco di una zona umida, reintroduzioni di specie, interventi su habitat o specie rare, azioni di contenimento di specie alloctone infestanti) o della funzionalità ecologica (capacità di esondazione e autodepurativa di un corso d’acqua, continuità ecologica, habitat per la biodiversità, fissazione di CO2 ecc.), di tutte quelle funzioni ecologiche cioè (soprattutto di regolazione), che in relazione alle necessità spesso vitali dell’uomo (domanda), diventano servizi ecosistemici. Tali prospettive di ricostruzione, inserite in quadri coerenti di relazioni spaziali, assumono la forma di vere e proprie reti ecologiche polivalenti, ove la natura coesista in modo ottimale con attività umane eco-compatibili che creano quella struttura di base utile a sviluppare infrastrutture verdi e blu. Purtroppo, l’uso umano del suolo domina gli ecosistemi della Terra e la massa antropica, in particolare strade ed edificato, raddoppiata all’incirca ogni 20 anni, nel 2020 ha superato tutta la biomassa vivente (Elhacham et al., 2020). Questa distruzione dell’ecosistema è tra le principali minacce alla biodiversità (Fischer e Lindenmayer, 2007) ed al funzionamento degli ecosistemi. Insieme ad altre strategie di conservazione, la restoration ecology rappresenta un mezzo per alleviare la crisi della biodiversità (Hobbs e Harris, 2001) e degli spazi ecosistemici. Le nostre capacità di ricreare gli ecosistemi semplicemente non sono – e potrebbero non essere mai – sufficienti a giustificare la distruzione degli habitat. D’altra parte, la protezione passiva di ecosistemi relitti, da sola, non sarà sufficiente a garantire la conservazione di un paesaggio e del suo Capitale Naturale. Dobbiamo renderci conto che non ci sono abbastanza ecosistemi che abbiano habitat adatti per la persistenza a lungo termine di molti taxa (Rodrigues et al., 2004). Il problema riguarda l’area minima vitale, gli spazi funzionali che dovremo rendere efficaci produttori di SE in modo da sviluppare un rapporto win-win fra attività antropiche ed ecosistemi e le biocenosi che li abitano. Certamente, dovremmo preservare ciò che rimane, ma il secolo attuale deve inoltre inaugurare un’era di restauro e recupero, in cui i territori che sono stati trasformati in ambienti distrofici, devono venire recuperate e modificate per supportare meglio la biodiversità e favorire le funzioni ecosistemiche di base (Hobbs e Harris, 2001) attraverso un approccio di cui le Nature-based solution (NbS) sono strumento chiave. Vi è un crescente riconoscimento delle opportunità di implementare le NbS, che impiegano e migliorano le proprietà e i servizi dell’ecosistema per fornire alternative sostenibili, convenienti, multiuso e flessibili per affrontare le sfide della società e l’adattamento ai cambiamenti climatici. La UE definisce le NbS come soluzioni ispirate e supportate dalla natura, che sono economicamente vantaggiose, forniscono contemporaneamente vantaggi ambientali, sociali ed economici e aiutano a costruire la resilienza; tali soluzioni portano sempre più natura e caratteristiche e processi naturali nelle città, nei paesaggi e nei paesaggi marini, attraverso interventi sistemici, efficienti sotto il profilo delle risorse e adattati a livello locale, considerando inoltre che le NbS devono avvantaggiare la biodiversità e supportare la fornitura di una gamma di servizi ecosistemici (Wild et al., 2020). L’obiettivo finale dell’ecologia del restauro deve essere prevedibile ripristinare gli ecosistemi a scala di paesaggio, la scala su cui viene gestita la biodiversità nella maggior parte dei paesi (Bestelmeyer et al., 2003). Il ripristino ecologico è ampiamente utilizzato per invertire il degrado ambientale causato dalle attività umane. Tuttavia, l’efficacia delle azioni di ripristino nell’aumentare la fornitura di biodiversità e servizi ecosistemici non è stata valutata 222 sistematicamente. Una meta-analisi di 89 valutazioni di ripristino in un’ampia gamma di tipi di ecosistemi in tutto il mondo indica che il ripristino ecologico ha aumentato la fornitura di biodiversità del 44% e di servizi ecosistemici del 25%; i valori di entrambi sono rimasti inferiori negli ecosistemi di riferimento ripristinati rispetto a quelli intatti. Gli aumenti della biodiversità e delle misure di servizi ecosistemici dopo il ripristino sono stati positivamente correlati. I risultati indicano che le azioni di ripristino incentrate sul miglioramento della biodiversità dovrebbero sostenere una maggiore fornitura di servizi ecosistemici (Benayas et al., 2009). Questi principi sono assolutamente validi anche in ambiente urbano, soprattutto riguardo l’approccio legato al metabolismo urbano (Musango et al., 2017) in cui le azioni sviluppate all’interno del decreto clima e in particolare nella Strategia nazionale del verde urbano (cfr par. 3.2.2) determinano un recupero funzionale e strutturale di aree ed ecosistemi degradati in una infrastruttura verde, dato che la Green Infrastructure Strategy è di fatto la Strategia europea che si collega direttamente alla richiesta di un più generale processo di recupero funzionale e strutturale degli ecosistemi degradati. Infine, rispetto agli interventi di recupero effettuati negli ultimi decenni al mondo della ricerca si chiede di passare da valutazioni qualitative a valutazioni quantitative in modo da definire interventi progettuali molto attenti alla tutela della biodiversità e quindi capaci di rispondere positivamente alla sempre maggiore domanda di servizi ecosistemici. Vista la complessità dell’oggetto d’analisi è auspicabile anche una metodologia di ricerca etnografica nei processi di restoration ecology in grado di mediare tra i risultati attesi, le politiche di progettazione territoriale e le aspettative comunitarie. La restoration ecology è un presupposto fondamentale per la tutela e il ripristino dei servizi ecosistemici e sarebbe dovuta essere stata promossa in modo strutturale già da anni a seguito della legge 133/2014, che prevede la realizzazione di “interventi integrati per ridurre il rischio idrogeologico e per il miglioramento dello stato ecologico dei corsi d’acqua e la tutela degli ecosistemi e della biodiversità, promuovendo in via prioritari gli interventi tutela e recupero degli ecosistemi e della biodiversità”. La restoration ecology deve entrare nella prassi degli interventi a tutti i livelli di scala, perché mantenere funzionante un ecosistema o rendere ecologicamente funzionale un manufatto deve essere una priorità etica oltre che tecnica. Esistono approcci che condividono questa impostazione come l’Ingegneria Naturalistica, la Silvicoltura sostenibile, la Bioarchitettura in modo che le azioni e le tecniche siano sempre più permeate da un approccio ecosistemico.

Schede tipologico-progettuali di interventi di restoration ecology

A titolo esemplificativo, sono tati selezionati una serie di interventi grazie anche alla collaborazione dell’AIPIN (Associazione Italiana per l’Ingegneria Naturalistica) soprattutto in quegli ecosistemi che risultano critici e devono avere una priorità di ripristino evidenziata dalla Valutazione dello stato di conservazione degli ecosistemi (Blasi, 2020)

(Testo a cura di Riccardo Santolini)

Download Estratto iv_rapporto_cn_2021

 

In Allegato vi sono schede descrittiva degli interventi a cura di nostri soci e che applicano tecniche di SWB:

  1. Foce Torrente Acquicella (CT) Anno intervento: 2015
  2. Zone umide Bosco WWF di Vanzago SIC/ZPS IT2050006 Anno intervento: 2015-2019
  3. Frana di Pomezzana (Comune di Seravezza, LU) Anno 1997
  4. Rinaturazione Fiume Fella – Valbruna Anno intervento 1999
  5. Riqualificazione ecologico-paesaggistica di un torrente in area metropolitana milanese (Cesano Maderno, MI) anno 1996-2006
  6. Macchia Grande di Castel di Guido (Roma) Linea ferroviaria Roma- Maccarese Anno intervento 1988
  7. Risanamento della Pialassa della Baiona (Pola Longa, RA) attraverso la ricostruzione di dossi e barene per una migliore circolazione dell’acqua e disponibilità di habitat – Progetto Life 1994- 1995
  8. Comune di Sorso (SS) Lavori di risanamento e recupero ambientale del sistema dunale di Platamona 2007-2008
  9. Costruire natura con le infrastrutture grigie: lo scalo intermodale Hupac di Gallarate (VA)

Download Estratto Schede Soci AIPIN allegati_iv_rapporto_cn_2021

Link per scaricare il Quarto Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale in Italia (2021)

Quarto Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale in Italia (2021)

Pubblicato il “Quarto Rapporto sullo stato del capitale naturale in Italia”.

Il Rapporto è stato predisposto tra novembre 2020 e marzo 2021. La necessità di preservare e ripristinare il capitale naturale per garantire una ripresa duratura è riconosciuta dall’Agenda Onu per lo sviluppo sostenibile e dal Green Deal europeo. Nell’impostare questa quarta edizione, gli esperti hanno concordato sull’importanza strategica di tenere in considerazione ciò nell’ambito della transizione economica prevista dal programma integrato del Next Generation EU, da sviluppare attraverso un Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che dedichi il 37% delle risorse alla biodiversità, ad azioni per il clima e all’adattamento ai cambiamenti climatici, anche in virtù dei nuovi impegni comunitari derivanti dalla Strategia europea per la biodiversità al 2030 e alla Strategia “Farm to Fork” per una migliore sostenibilità ecologica di tutta la filiera agroalimentare.

Il Comitato Capitale Naturale ha assunto perciò questa visione: “la nostra deve essere la prima generazione capace di lasciare i sistemi naturali e la biodiversità dell’Italia in uno stato migliore di quello che abbiamo ereditato”.

Al fine di facilitare la lettura e comprensione del rapporto, l’edizione di quest’anno è accompagnata anche da un Summary for policy makers, corredato di infografiche, pensato per veicolare in maniera efficace i messaggi-chiave del rapporto, con una particolare attenzione alle “Azioni prioritarie”.

Il Quarto Rapporto e i relativi allegati sono disponibili al seguente link: https://www.minambiente.it/pagina/quarto-rapporto-sullo-stato-del-capitale-naturale-italia-2021